Lavorare ad un progetto, che riguardi la comunicazione e non solo, significa anche, anzi soprattutto, analizzare il contesto in cui le azioni che metteremo in campo andranno a posizionarsi. Per chi come me, deve pianificare strategie di comunicazione, il primo passo è quindi sondare il terreno per quanto riguarda l'ambito digitale.
Certo, siamo nel 21esimo secolo... quindi potrebbe sembrare banale chiedersi se ancora esiste una comunicazione "non digitale"... e invece il punto è che tra le grandi punte di forza del nostro amato Stivale non c'è sicuramente un approccio marcatamente digital...
Ovviamente, sono molte le aziende e le realtà che hanno investito e tuttora investono in questo settore. Il fatto però è che non tutte raggiungono risultati, per così dire, strabilianti. Una verità assoluta non c'è, ma per quelle che sono le mie esperienze in questo ambito, nella maggior parte dei casi, a determinare l'insuccesso è la mancanza di una strategia coordinata e coerente con gli obiettivi che ci si è posti...
Qui però mi voglio soffermare non tanto sulle aziende e le realtà che comunicano... quanto su coloro a cui è destinata la nostra comunicazione digitale... Lo faccio nella fattispecie utilizzando l'ambito che più mi sta a cuore: la trasmissione delle tradizioni e della cultura popolare. Questo perchè sono convinta che sotto molti aspetti una presenza più incisiva, soprattutto in questi settore potrebbe essere lo strumento "vincente" per riavvicinare le nuove generazioni alle proprie radici...
Quindi? Quindi se da una parte dobbiamo tener conto della necessità di raggiungere i nostri destinatari... dall'altra non possiamo sottrarci dal fare quello che io chiamo "un bagno di realtà".
Detto ciò, partiamo da una nota positiva. Sicuramente, il processo che si stava timidamente affacciando anche nell'approccio digital di enti e realtà culturali ha subito una forte accelerata durante il periodo della pandemia. Impossibile, o almeno poco probabile, che nei mesi di lockdown non sia capitato anche a te di connetterti, informarti e relazionarti grazie alle "nuove tecnologie" (che ormai potremmo definire "vecchie") come smartphone, tv e pc.
Chi per seguire una lezione, chi per partecipare ad una riunione di lavoro ed ancora chi per partecipare ad un convegno o ad un incontro...
Ecco quindi che, anche per quanto riguarda l'aspetto "informativo", alcuni di questi cambiamenti, in atto da anni, si sono fatti strada in maniera più decisa. Non potevo quindi sottrarmi dal "testare" queste tendenze anche attraverso i miei social. Ad un piccolo sondaggio lanciato sui social alla domanda "Come ti informi" il 90% dei partecipanti ha risposto "sui social", il restante 10% attraverso newsletter. L'ultima opzione era "sui siti di informazione" e, anche se con la matematica non te la dovessi cavare benissimo... non credo di doverti scrivere che corrisponde allo 0%...
Ovviamente, si è trattato solo di un piccolo test in cui, volutamente, non ho incluso la TV... che dalle risposte degli italiani intervistati per la Ricerca del Censis 2021 su Media e comunicazione... ha avuto l'incremento maggiore.
Questa ricerca sul 2021 ha evidenziato inoltre alcuni punti secondo me fondamentali. E' stato infatti molto forte l'impatto che la pandemia ha avuto sull'utilizzo dei dispositivi e di internet anche tra i più anziani (65 anni e oltre): "l’impiego di internet - si legge nel report - sale notevolmente (dal 42,0% al 51,4%) e gli utenti dei social media aumentano dal 36,5% al 47,7%".
Su quest'ultimo la necessità di comunicare con i propri cari nel periodo del più rigido isolamento ha probabilmente giocato un ruolo non indifferente nella confidenza acquisita con la rete dagli ultrasessantacinquenni.
Tornando però ai canali di informazione - come evidenzia il rapporto - "La fruizione della televisione ha conosciuto un incremento rilevante, come effetto sia della costanza dei telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: +0,5% rispetto al 2019) e di quella satellitare (+0,5%), sia del boom della tv via internet (web tv e smart tv salgono al 41,9% di utenza: +7,4% nel biennio) e della mobile tv, che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 a un terzo degli italiani oggi (33,4%), con una differenza del 5,2% solo nell’ultimo paio d’anni".Una tendenza che, per quanto riguarda i siti di videostreaming sta ora cambiando. Non è andata male nemmeno la radio che continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. "Complessivamente - si legge - i radioascoltatori sono il 79,6% degli italiani (stabili da un anno all’altro), ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale perde 2,1 punti percentuali di utenza e l’autoradio 3,6 punti (evidentemente per le limitazioni alla mobilità imposte a causa dell’emergenza sanitaria), l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (lo fa il 20,2% degli italiani: +2,9%) e attraverso lo smartphone (lo fa il 23,8%: +2,5%) è sempre più rilevante".
Ovviamente non poteva mancare internet (l’83,5% di utenza, con una differenza positiva di 4,2 punti percentuali), mentre quelli che utilizzano gli smartphone salgono
all’83,3% (con una crescita record rispetto al 2019: +7,6%), così come lievitano complessivamente al 76,6% gli utenti dei social network (+6,7%).
Purtroppo, ed anche questa non è una novità... si accentua anche per il 2021 l'ormai storica crisi dei media a mezzo stampa. I quotidiani venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, si è ridotta al 29,1% nel 2021 (-8,2% rispetto al 2019). Non se la cavano molto meglio nè i settimanali (-6,5% nel biennio) nè i mensili (-7,8%).
Un lato positivo e che lascia ben sperare è invece quello legato ai "lettori di libri"... attenzione. Qui si registra infatti un, benché lieve, aumento... nel 2021 sono
il 43,6% degli italiani, con un +1,7% rispetto al 2019 (sebbene nel 2007 chi aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno era il 59,4% della
popolazione). Un aumento che riguarda anche i lettori di e-book, oggi a un italiano ogni dieci (l’11,1%: +2,6%). "Se si considera che chi ne ha letti più
di 3 costituisce una fetta pari al 25,2%, si può affermare che il lockdown ha senz’altro prodotto un riavvicinamento alla lettura".
E i giovani? Per la popolazione tra i 14 e i 29 anni si legge "c’è stato un ulteriore passo in avanti nell’impiego dei media, in generale, e delle piattaforme online, in particolare. Il 92,3% utilizza WhatsApp, l’82,7% YouTube, il 76,5% Instagram, il 65,7% Facebook, il 53,5% Amazon, il 41,8% le piattaforme per le videoconferenze (rispetto al 23,4% riferito alla popolazione complessiva), il 36,8% Spotify, il 34,5% TikTok, il 32,9% Telegram, il 24,2% Twitter.
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