Può una lingua rimanere “indenne” ai cambiamenti? Assolutamente no… anche perché per essere considerata viva deve reagire alle influenze esterne…
Ciò nonostante ci sono dei “cambi in corsa” che mi lasciano tuttora perplessa…
Un paio di esempi? “Viralità” e “verità”…
Il primo è facilmente riconducibile al mondo del web. Se affianchiamo l’aggettivo virale ad un post, ad un video o ad una foto vuol dire che abbiamo raggiunto una diffusione capillare… siamo arrivati dall’altra parte del mondo e ritorno senza fare null’altro che condividere un pensiero, un’immagine o un’idea…
Se penso però al mondo reale, la maggior parte di quello che associo ai virus è in realtà negativo… motivo per cui, forse inconsciamente, tendo a creare un’allerta maggiore quando mi trovo di fronte ad un contenuto virale.
Altra parola “border line” è “verità”. Certo, in questo caso il termine è di per sé difficile da identificare, d’altronde “ognuno ha le sue verità”… ma porsi un limite ed evitare di valicarlo è forse l’unica maniera per evitare un mare magnum di incomprensioni.
Se già l’era delle “bufale” – alias fake news – mi preoccupava quella che si prospetta all’orizzonte ovvero dei falsi profondi - deepfake - può far tremare i polsi.
Come riconoscere la "verità" online?
Dai un'occhiata al video: è montato alla perfezione... ma i contenuti sono stati manipolati, modificati o totalmente inventati. Questo è un deepfake!
La domanda ora sorge spontanea... come possiamo, lato utente, non farci irretire nella condivisione di post virali, ma fake? Difficile dirlo, probabilmente però la soluzione migliore è quella di replicare il modello utilizzato nella nostra quotidianità di fronte a potenziali frodi - siano esse telematiche o "porta a porta".
Cerchiamo di saperne di più informandoci su canali d'informazione di cui ci fidiamo, facciamo un salto sui portali che hanno fatto della "caccia alle Bufale" il loro core business e, se ancora abbiamo il dubbio che sia un fake, non condividiamolo.