Pensa agli ultimi 12 mesi ed in particolare ai commenti e alle reazioni che hai avuto di fronte ad un articolo o ad un servizio dedicato all'emergenza Covid-19.
Quel che è certo è che la tua risposta sarà sicuramente diversa da quella di ogni altra persona sulla faccia della Terra...
e il motivo è presto detto: è infatti influenzata non solo da quel che leggi o senti, ma anche da quello che sei.
Difficile quindi isolare ogni singola concausa, ma grazie alla ricerca coordinata dall'Università di Trento - che ha coinvolto un campione di 547 persone residenti in Italia, nel Regno Unito e in Austria - ora sul ruolo dei media durante la pandemia sappiamo qualcosa di più...
«L’uso di un format comunicativo centrato sui decessi (piuttosto che sui guariti) - spiegano ad esempio i promotori - induce maggiore preoccupazione e maggiore percezione del rischio e, indirettamente, una maggiore disponibilità ad attuare i comportamenti protettivi».
Inoltre, proseguono dall'università tridentina «la preoccupazione per il contagio e la percezione del rischio sarebbero strettamente collegate all’informazione mediatica sull’epidemia e predisporrebbero la popolazione ad assumere misure e comportamenti a tutela della protezione personale e collettiva».
Un’analisi che aggiungono «mostra che tanto maggiore è la reazione emozionale negativa (es. preoccupazione) nei confronti del Coronavirus, tanto maggiore è la percezione del rischio e, a cascata, tanto più la cittadinanza è disponibile ad attuare un comportamento protettivo». Un esito che per certi versi può sembrare banale, ma di fatto non lo è perchè «permette - concludono - di prevedere il comportamento protettivo più accuratamente di altri apparentemente più rilevanti come, ad esempio, la fiducia nelle istituzioni o la valutazione sulla efficacia della politica di governo».
Un "filone di indagine" dunque relativo al ruolo della comunicazione pubblica sui comportamenti protettivi in condizioni pandemiche che verrà approfondito nel biennio 2021-2022 grazie alla strumentazione del Laboratorio di Neuroscienze del Consumatore al Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento.
... I risultati sono stati illustrati nell’articolo “Worry, perceived threat and media communication as predictors of self-protective behaviors during the COVID-19 outbreak in Europe” pubblicato sulla rivista “Frontiers in Psychology” scritto da Martina Vacondio (dottoranda, Department of Psychology, University of Klagenfurt, Austria); Giulia Priolo (dottoranda, Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, Università di Trento), Stephan Dickert (professore di Marketing, Department of Marketing, School of Business and Management, Queen Mary University of London, United Kingdom e Department of Psychology, University of Klagenfurt, Austria) e Nicolao Bonini (professore di Psicologia del comportamento del consumatore, Dipartimento di Economia e Management, Università di Trento).
L'articolo, come avrai dedotto dal titolo, è in inglese... ma se vuoi qualche informazione in più sulla ricerca puoi seguire questo link! :D
p.s.: la scelta della foto potrebbe sembrare casuale... MA NON LO É!
Quest'immagine è stata scattata circa un anno fa e... oltre a riportarmi con la mente ad una stupenda sciata sul Pisgana... mi ricorda quanto le cose possano cambiare velocemente... pochi giorni dopo è infatti scattato il primo lockdown della mia vita.
Scrivimi, sarò lieta di risponderti!
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