C'è chi festeggerà da solo, chi in ospedale, chi in casa con il proprio "ristretto" nucleo famigliare.
Ma la verità è che, questa Pasqua, saranno in pochi a festeggiarla.
Ai più fortunati pc, tablet e smartphone potranno regalare una "parvenza" di normalità: grazie a qualche videochiamata si accorceranno infatti le distanze con i propri cari. Altri proseguiranno la loro battaglia contro il Virus dai letti degli ospedali affiancati da chi - in prima linea ormai da più di un mese - cerca di arginare la violenza di quest'epidemia con cui si sta perdendo un'intera generazione di italiani.
Come sempre cerco di trovare un "senso" o meglio ancora, un lato positivo, in tutte le situazioni. Purtroppo però è veramente difficile considerando che, molto probabilmente, nei libri di storia questo periodo verrà ricordato per il ritorno di epidemie devastanti nel "ricco" Occidente.
C'è, però, una parola che forse può restituirci il "senso" di questi momenti. Una parola che ritorna incessantemente nei post, nei blog e negli articoli di queste settimane. Una parola che, a ben pensarci, i cattolici possono considerare uno dei simboli della Pasqua.
Quale? Sacrificio.
Certo non siamo ai livelli del sacrificio che i cattolici celebrano con la morte del figlio di Dio per la salvezza dell'umanità... ma, nel nostro piccolo, siamo passati da una libertà personale quasi totale all'autoisolamento all'interno delle mura domestiche. A questo si aggiunge poi la preoccupazione per il domani: nessuno infatti sa ancora quando tutto questo finirà...
Certo sono piccoli "sacrifici" se confrontati con quelli di chi sta lottando per la vita o per gli operatori sanitari che in prima linea li assistono... Per non parlare poi di chi la vita, purtroppo, l'ha già persa.
Per quanto mi riguarda passare dalla "normale routine" familiare - scuola, lavoro - a quella attuale è stato sicuramente un duro colpo... non brutto, ma duro sì... mi basta pensare al fatto che, in un periodo normale questo post l'avrei scritto dopo una corsetta per "schiarirmi le idee"... mentre ora arriva dopo una sessione "improbabile" di yoga e un piccolo allenamento "casalingo" con quelle che ormai sono diventate le mie istruttrici e allieve di fiducia: le mie figlie...
Goehte scriveva "Siamo capaci di fare molti sacrifici nelle cose grandi, ma di rado siamo in grado di sacrificare le piccole".
In realtà però quello che mi preoccupa di più - forse anche perchè non ho potuto "ossigenare il cervello" - è la capacità dell'autoisolamento di mostrare i lati più "bui" delle nostre personalità. Non per niente i post in cui si scrive che psicanalisti, avvocati divorzisti e dietisti saranno i professionisti più richiesti nei prossimi mesi sono tra i più condivisi...
Mentirei se dicessi che non mi infastidisce vedere molta gente a spasso, ma lo considero un fastidio "sano"... perchè so benissimo che quelle persone difficilmente potranno contagiare qualcuno e che un po' di relax all'aria aperta in realtà non farebbe male nemmeno a me...
In fondo basta cambiare prospettiva: non uscendo o uscendo di rado tuteliamo noi stessi mentre al presidio del territorio ci pensano le autorità competenti: non sta a NOI giudicare!
"Restiamo umani" e rimaniamo uniti anche se distanti perchè, nonostante tutto, questo "stop" qualcosa di positivo lo fa: ci stiamo riscoprendo come "Comunità" e, mentre scrivo, la mia mente torna a quella tavola imbandita realizzata fra due balconi...
Ed è proprio questo, a mio parere, il metodo per "sfruttare" al meglio i nostri balconi (chi ha la fortuna di averli ovviamente)... perchè sì parliamo di sacrifici e di grandi e piccoli "calvari", ma dopo la crocifissione arriva la Pasqua che è risurrezione, che è nuova speranza, che è futuro. Quindi tanti auguri a tutti noi, credenti e non, per un futuro che certamente sarà difficile e diverso, ma che per chi sta guarendo è già una grande speranza.
Tanti auguri di Buona Pasqua!
p.s.: sì hai ragione... potevo cominciare con quest'ultima frase, così evitavi di leggerti tutto il post... ma non si può avere tutto dalla vita, no?