Una parola urlata oppure sussurrata, una faccia scocciata o sorridente, uno sguardo attento o perso…
Quando parliamo con qualcuno è sufficiente limitarsi ad “ascoltare” le parole? Certo che no… ed anche sui social il meccanismo è lo stesso. Per contestualizzare un post affianchiamo al testo gli Emoji o emoticon oppure il nostro “stato d’animo”.
Questo perché una faccina sorridente oppure una assonnata ci aiutano a far capire “come ci sentiamo” e, allo stesso modo, ad intuire come si sente chi c’è dall’altra parte.
I meccanismi “social” sono dunque gli stessi che si creano in una comunicazione a tu per tu… questo però amplifica il “potere” delle parole visto che sguardi, toni di voce e gesti sono limitati (e spesso anche poco “credibili” visto che posso tranquillamente mettere una faccina che ride, ma essere in un momento di disperazione totale)…
La possibilità di interloquire e di farsi capire è comunque una ricerca costante nella nostra vita. Qualche esempio? Proviamo a pensare agli anni passati sui banchi di scuola… quanti insegnanti hanno “superato” il nostro esame sulla comunicazione? Io li conto ancora sulle dita di una mano… e di professori e maestri ne ho conosciuti tanti! Quei pochi che ce l’hanno fatta però… beh, sono ancora lì, indelebili nei miei ricordi.
E che dire delle reazioni – immediate o ponderate – a quel che si legge su internet o si sente per strada…. come rispondiamo ad una frase “urlata” o che sembra non dare spazio al contraddittorio? Difficile dirlo, ma da anni – almeno per quel che mi riguarda – applico la regola del “un bel tacer non fu mai scritto”.
Il silenzio, e chi mi conosce sa che per me è un ostacolo non indifferente, è ad oggi la miglior “via di fuga” in caso di comunicazioni non gradite…
Mi corre però l'obbligo di una precisazione: questo non vuol certo dire “non comunicare”… perché - ripetiamolo insieme – NON SI PUÒ NON COMUNICARE!
Quindi… mi taccio! :D